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IL COSTRUTTORE DI STELLE

Idea: 3/5 Trama: 2/5 Stile: 2/5

 

Titolo Originale: STAR MAKER
Autore: Olaf Stapledon
Anno: 1937
Genere: FS Metafisica / Speculativa
Edizione: Landscape Books - Altair n.2

 

 

Commento:
Se nel precedente Gli Ultimi Uomini l'autore si è concentrato sull'evoluzione della razza umana nel nostro pianeta solare, in questo secondo romanzo la sua fervida fantasia compie un vero e proprio salto dimensionale arrivando ad avere come oggetto l'intero universo ed oltre. Il narratore è quello che possiamo definire un uomo comune della prima metà del '900; proveniente dall'Inghilterra, ma questo ha poca se non nessuna importanza. Immerso nella contemplazione del cielo notturno, inspiegabilmente, si ritrova in grado di viaggiare liberamente attraverso lo spazio ed il tempo. Dopo aver contemplato quanto rara sia la vita, specialmente quella intelligente, egli finisce per essere attratto da una civiltà di "umanoidi" la cui società e momento storico sono alquanto simili a quelli terrestri suoi contemporanei. Qui il narratore entra in una comunione mentale con uno dei nativi, scoprendo quindi le varie sfumature della mentalità, dei costumi, della storia degli alieni.
Ma questo è solo l'inizio. Il Narratore infatti incontra in seguito decine di altre specie alieni della natura più varia: menti alveari, civiltà di specie "insettoidi" oppure simili agli uccelli terrestri, per arrivare a degli esseri simili a piante oppure entità simbiotiche nate dall'unione di specie che si sono precedentemente combattute per intere ere. Nonostante l'aspetto fisico possa essere completamente diverso, tutte queste civiltà sono però accomunate da qualcosa che per l'autore costituisce la natura dell'"umanità". Insieme ad essa, ad attrarre la mente, lo spirito del narratore che si muove liberamente nello spazio e nel tempo è l'atmosfera di crisi, quella stessa che attraversa la Terra a lui contemporanea, che può determinare la morte di una civiltà o la sua ascesa ad un grado di consapevolezza ulteriore. E' evidente come per l'autore gli anni in cui l'opera è scritta sono anni di profondo turbamento e nelle descrizioni di diverse civiltà aliene si possono rintracciare riferimenti diretti o meno a concetti della storia terrestre: la lotta tra le democrazie e i regimi autoritari come i rischi di una deriva incontrollata di un capitalismo e di un individualismo sfrenati.
Le singole civiltà sono destinate a entrare in una sorta di comunione mentale che formerà, seppur anche attraverso guerre e tragedie, una unica comune civiltà galattica. Non solo, ma si stabilirà un contatto anche con stesse le stelle, in realtà dotate di una propria coscienza. Tutto questo diventa però insignificante quando il narratore intravede il Creatore di Stelle e scopre come il nostro cosmo non è che uno dei tanti che questo Demiurgo ha forgiato, uno degli innumerevoli esperimenti di un variopinto multiverso. Il Costruttore di Stelle è pura creatività, intelletto infinito ma privo di empatia per quelle forme di coscienza che brulicano i suoi universi; i dolori, le tragedie che alcune delle creature devono sperimentare non sono che accidenti lungo il percorso verso la creazione di un ultimo, perfetto, cosmo.
L'opera brilla certamente per grandezza di immaginazione, spaziando su eoni infiniti, accennando anche solo brevemente ad idee che da sole potrebbero bastare a fare da sfondo ad interi romanzi. L'immensa scala dell'inventiva dell'autore si scontra però talvolta con delle limitazioni auto imposte, ad esempio questa idea ossessiva di umanità cui comunque si fa riferimento nel presentare le variegate creature che popolano l'universo, così come il richiamo a concetti della nostra storia terrestre (ad esempio la "lotta di classe") che suonano assurdi quando calati nel contesto alieno. Alcune delle nozioni più propriamente scientifiche che sono usate dall'autore risultano ovviamente obsolete come ad esempio la rarità dei pianeti e dei sistemi solari ma non intaccano l'opera nel complesso. Il suo più grande limite è la sua natura didascalica che si coniuga a livello stilistico con una totale assenza di dialoghi: più che ad un romanzo siamo di fronte, come in Gli Ultimi Uomini, ad un "libro di storia", senza una vera trama o personaggi.
Nel complesso consigliamo l'opera a chi apprezza una fantascienza di idee, di pura speculazione; chi invece predilige attenzione alla trama e ai personaggi potrebbe rimanere deluso o annoiato.