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GLI ULTIMI UOMINI

Idea: 3/5 Trama: 2/5 Stile: 2/5

 

Titolo Originale: LAST AND FIRST MEN
Autore: Olaf Stapledon
Anno: 1930
Genere: FS PostUmana
Edizione: Castelvecchi – Narrativa

 

 

Commento:
Il romanzo è una epopea che narra l'evoluzione delle specie umana in un arco di tempo di 2 miliardi di anni, a partire dal XX secolo. La narrazione è asettica, simile ad un vero libro di storia ed è presentata come il racconto di un umano, o meglio di un discendente della nostra specie, del lontanissimo futuro in contatto mentale con lo scrittore.
I primi capitoli dell'opera sembrano appartenere ad una classica opera di storia alternativa. Lo scrittore descrive un'intrigante sequela di eventi a partire dai giorni a lui contemporanei che conducono alla costruzione di una sorta di tecnocrazia mondiale. Ma siamo solo all'inizio: la narrazione inizia da quel momento a coprire lassi di tempo sempre più estesi fino ad arrivare al punto in cui in poche parole si saltano interi millenni di storia; un po' come un libro di storia scolastico, dove gli eventi sono descritti con un grado di dettaglio temporale più elevato mano a mano che ci avviciniamo al presente, ma con un obiettivo ben più vasto.
La ciclicità della storia è il tema dominante del romanzo: le popolazioni, civiltà, specie umane che si susseguono nei milioni di anni conoscono picchi di splendore e declini, con periodi di barbarie che si prolungano per eoni inimmaginabili. L'autore anticipa numerosi altri temi che saranno poi ricorrenti nella produzione fantascientifica successiva: l'idea di mente collettiva, le potenzialità e i pericoli dell'ingegneria genetica, l'esaurimento delle risorse naturali. D'altro canto è evidente anche una certa ingenuità: in due miliardi di anni, per esempio, i discendenti della specie umana riescono ad uscire dal sistema solare...
L'idea dell'opera è sicuramente ambiziosa e costituisce forse il suo maggior pregio; i milioni di anni che si susseguono, la scala temporale cosmica, catturano il lettore nonostante una trama che, almeno dalla metà del romanzo, comincia a risultare abbastanza ripetitiva e monotona. Pesa alla lunga anche la totale mancanza di dialoghi che dà alla struttura e allo stile narrativo connotati "da libro di storia". Nel complesso quindi un'opera ricca di significato anche storico che consigliamo principalmente agli amanti di una fantascienza più filosofica, sicuramente non a chi richiede suspence e trame avvicenti.

Trama:
Dopo la prima guerra mondiale, il mondo prova a inaugurare un periodo di pace sotto l'egida della Lega della Nazioni, ma invano. Nuove guerre dilaniano l'Europa: prima la guerra Anglo-Francese e successivamente il conflitto tra Germania e Russia, che ormai era diventata una specie di colonia americana. Quest'ultimo conflitto comporta la quasi distruzione del continente, rendendo anche l'Europa terra di conquista finanziaria da parte dell'America. Il conseguente risentimento Europeo verso l'America porta alla fine ad un conflitto tra le due. La flotta statunitense, intenzionamente inizialmente soltanto ad una prova dimostrativa di forza, viene completamente distrutta al largo della costa inglese da un ultimo ritrovato scientifico, una specie di disintegratore, che gli stessi scienziati decidono di distruggere, consci delle terribili conseguenze che un suo uso indiscriminato può cagionare. Questo gesto però non salva l'Europa, anzi la condanna: gli Stati Uniti infatti furiosi per questo gesto distruggono il continente con armi batteriologiche. Eliminata l'Europa, America e Cina si contendono il mondo; alla fine viene formato uno stato mondiale di impronta americana in cui fondamentalismo religioso e scienza si fondono in un culto del dinamismo, dell'energia, la cui celebrazione è costituita da varie forme di voli rituali cui tutti sono tenuti a partecipare e che definiscono la gerarchia sociale. Quando le fonti energetiche si estinguono, gli scienziati sono incapaci di ritrovare quella fonte d'energia alternativa inventata nel XX secolo e messa da parte per timore del suo uso come arma e l'intera civiltà crolla su sè stessa.
Dopo centinaia di migliaia di anni di barbarie, la civiltà riemerge in Patagonia. Questi nuovi uomini sono contraddistinti da un minor impeto vitale, da una minore dose di emotività. La civiltà della Patagonia recupera gradualmente le conoscenze perdute arrivando a riscoprire la forma di energia dimenticata. Un'immane esplosione durante alcuni incidenti in un periodo di rivolta da parte degli stati più bassi della popolazione pone però fine alla civiltà e sconvolge l'intero clima terrestre, rendendo il globo praticamente inabitabile. Si salva soltanto un piccolo gruppo di scienziati in rotta verso il Polo Nord che sopravvivvono al largo della Siberia.
Dai discendenti di questo sparuto gruppo di uomini nascono, dieci milioni di anni dopo, i Secondi Uomini, più alti, più longevi e soprattutto più empatici e naturalmente altruisti dei Primi Uomini, riescono a progredire pacificamente dando origine ad una civiltà ideale. Soccombono però alle conseguenze dello scontro con la civiltà Marziana, una forma di vita completamente aliena caratterizzata da una specie di mente alveare, che tenta di invadere il pianeta.
I Terzi Uomini hanno un aspetto più felino, sei dita e grandi orecchie. La musica assume un connotato fondamentale nella loro civiltà, assieme alle ricerche biologiche. Cercano di creare una nuova specie umana che sviluppi al massimo l'intelligenza, dando vita ai Quarti Uomini. Questi non sono che giganteschi cervelli, cresciuti e ospitati all'interno di apposite costruzioni, che alla fine riducono i loro creatori al rango di servitori. I Quarti Uomini capiscono che la perdita del corpo e delle emozioni costituisce in realtà un difetto e creano così dei successori di nuovo in possesso di queste caratteristiche.
I Quinti Uomini hanno proporzioni colossali, sono alti il doppio dei Primi Uomini, per sostenere un cervello enorme e sei dita per mano, l’ultima delle quali si divide in altre dita più piccole per la manipolazione fine. Sono dotati di capacità telepatiche grazie alle molecole marziane e hanno una vita media di circa 3000 anni, che riescono a prolungare scientificamente fino a 50˙000. Nel corso di centinaia di milioni di anni raggiungono un livello di civiltà superiore a quello di tutte le specie precedenti, scoprendo persino come mettersi in contatto mentale con il passato. Il declino della loro civiltà comincia con la scoperta che, per ragioni misteriose, la luna sembra star cadendo sulla Terra: non saper spiegare questo fenomeno costituisce uno shock emotivo per i Quinti Uomini che credevano di aver raggiunto una conoscenza pressochè assoluta del creato. Ad essi non resta che trasferirsi su Venere, unico altro pianeta abitabile del Sistema Solare, dove arricchiscono di ossigeno l’atmosfera con un processo di terraforming ed entrano in conflitto con gli indigeni, esseri acquatici intelligenti a forma di pesce. La guerra tra le due specie si conclude con il genocidio dei venusiani.
I Sesti Uomini nascono dalla degenerazione della specie precedente, che rigetta le molecole marziane e sopravvive a stento sul nuovo pianeta poiché il terraforming non è riuscito bene. Hanno il culto del volo e finiscono per creare una nuova specie artificiale per quello scopo: I Settimi Uomini. Questi, detti anche Uomini Volanti, sono una specie piccola e alata, che vive per volare, sopportando gli obbligatori compiti che a turno devono svolgere a terra. Alla fine, a causa del diffondersi di una malattia, nella loro comunità viene allevata una casta di scienziati con ali atrofizzate allo scopo di trovare una cura. Questi scienziati, invidiosi dei loro simili volanti, finiscono per distruggerli e, dopo 100 milioni di anni, creano una nuova razza con l’ingegneria genetica.
Gli Ottavi Uomini sono esseri robusti, con la testa allungata e dotati per la meccanica. Circa un miliardo di anni dopo l’era presente, scoprono che una nube di gas sta per collidere con il Sole e ne provocherà l’aumento della temperatura: decidono allora di colonizzare Nettuno, agendo sul pianeta con il terraforming ed adattandosi geneticamente alle sue condizioni.
I Noni Uomini sono creati per colonizzare Nettuno, sono una versione nana degli Ottavi Uomini (le piccole dimensioni li aiutano a sopportare la maggiore gravità). Non essendo perfettamente adattati al loro ambiente, la loro civiltà crolla in poco tempo e I loro discendenti regrediscono ad uno stato animale, popolando il pianeta.
La civiltà riemerge ancora una volta, dando origine ad altre specie umane, dai Decimi ai Diciottesimi Uomini. Viene riscoperta la telepatia, il corpo appositamente modificato in diverse maniere e in generale queste nuove civiltà superano di gran lunga anche le vette raggiunte dai Secondi Uomini. La diciottesima e ultima specie umana, situata due miliardi di anni nel futuro, è la più progredita scientificamente e spiritualmente. La loro vita dura in media 250000 anni. Abitano Nettuno, coltivano i poli di Urano per alimentarsi e hanno su Giove le loro stazioni radio e televisive. Tra le loro invenzioni ci sono abiti che permettono di volare e macchine che trasmettono informazioni direttamente al cervello. Possono fondere telepaticamente le loro menti in delle specie di coscienze famigliari, che si creano quando si congiungono tutti i membri delle diverse decine di sessi che possiedono. Riescono anche a creare una sorta di supermente razziale capace di percepire la musica del cosmo.
La loro civiltà perfetta, però, è minacciata da una catastrofe cosmica: una specie di malattia colpisce le stelle riscaldandole e facendo emettere loro radiazioni nocive. Il fenomeno colpisce anche il Sole e le radiazioni che questo produce fanno impazzire gli esseri umani. Il libro termina con la descrizione del declino definitivo dell’umanità, a cui non resta che tentare la panspermia guidata, nella speranza che la vita si sviluppi in un altro sistema solare.