Titolo Autore Genere Anno Voto
Cerca per:

 

STORIA DELLA TUA VITA

Idea: 5/5 Trama: 4/5 Stile: 3/5

 

Titolo Originale: STORY OF YOUR LIFE
Autore: Ted Chiang
Anno: 1998
Genere: FS Metafisica / Speculativa
Edizione: Antologia Storie della tua Vita; Antologia Il Meglio della SF (vol.2)

 

 

Commento:
Bellissimo racconto di Chiang, con la sola pecca di essere in alcuni momenti un po' troppo "oscuro"... misteriosi alieni visitano la Terra portando la loro concezione della realtà, diametricalmente opposta a quella umana. Affascinante la ricostruzione del linguaggio e della fisica aliena, con un uso sapiente di alcuni concetti matematici non banali.

Trama (attenzione spoiler!):
La protagonista del racconto è una linguista, Louise Banks che viene coinvolta nel progetto di comunicazione con gli alieni, gli eptapodi, le cui astronavi sostano da qualche tempo nei cieli terrestri. In diverse località della terra sono attivati degli appositi specchi di tecnologia aliena che permettono un contatto visuale perfetto e diretto tra le astronavi aliene e la terra. Coppie formate da un linguista e un fisico tentano quindi di instaurare un dialogo con gli eptapodi e scoprire quanto più possibile sulla loro tecnologia. Louise scopre che gli eptapodi hanno due sistemi linguistici completamente differenti, uno per la lingua scritta e un altro per la lingua parlata. Il primo è completamente non sequenziale ed è basato su specie di ideogrammi combinati tra loro a formare anche enormi strutture bidimensionali; la lingua parlata recupera l’idea di non sequenzialità non prevedendo alcun ordine nella pronuncia delle parole. I tentativi dei fisici di comprendere la mentalità scientifica aliena hanno per lungo tempo insuccesso. Concetti a noi elementari come la velocità sfuggono completamente agli eptapodi. Il punto di svolta è l’enunciazione del principio di Fermat, secondo il quale la luce viaggia minimizzando il tempo di percorso, che gli alieni dimostrano di comprendere al volo. Si scopre che la fisica aliena ha come basi elementari formulazioni tutte basate su principi variazionali, che traducono una logica finalistica, teleologica della realtà al contrario dei principi basilari umani che invece si basano sull’idea di sequenzialità e di causalità. Louise capisce che questo trova esatta corrispondenza con le caratteristiche della loro lingua scritta: per gli Eptapodi la sequenza degli avvenimenti non ha alcuna importanza, essi comprendono e captano passato e futuro. La protagonista ha assorbito questa visione del mondo dallo studio dell’Eptapode e la sera in cui sta per essere concepita sua figlia vede tutta la sua vita, dall’infanzia alla laurea fino alla sua tragica morte nel corso di una scalata.

Citazione:

[1] L’universo fisico è un linguaggio con una grammatica assolutamente ambigua. Ogni evento fisico è un’espressione analizzabile in due modi completamente diversi, uno causale e l’altro teleologico, entrambi validi, e nessuno dei due rigettabile, indipendentemente dal contesto. Quando gli antenati degli esseri umani e quelli degli eptapodi acquisirono la prima scintilla della conoscenza, percepirono lo stesso mondo fisico ma analizzarono le loro percezioni in modo diverso; le visioni del mondo che ala fine ne scaturirono furono il risultato di quella divergenza. Gli esseri umani avevano sviluppato una consapevolezza di tipo sequenziale, gli eptapodi di tipo simultaneo. Noi percepivamo gli eventi secondo un ordine, e le relazioni tra loro come di causa ed effetto. Loro percepivano gli eventi tutti insieme, allo stesso tempo, secondo un obiettivo a cui tendevano. Un obiettivo di minimo e di massimo.

[2] Ma occasionalmente ho qualche visione del vero mondo dell’Eptapode B, e percepisco il passato e il futuro come un tutt’uno; la mia coscienza diventa una brace di cinquat’anni che brucia fuori dal tempo. Durante queste visioni percepisco simultaneamente tutto questo periodo. Abbraccia il resto della mia vita, e la tua per intero.

[3] Fin dal principio conoscevo la mia destinazione, e scelgo la mia strada di conseguenza. Ma sto andando verso un’immensa gioia, o verso un immenso dolore? Raggiungerò un minimo o un massimo?