
LA BELLA BUROCRATE
Idea: 2/5 Trama: 2/5 Stile: 2/5
Titolo Originale: THE BEAUTIFUL BUREAUCRAT
Autore: Helen Phillips
Anno: 2015
Genere: FS Sociologica
Edizione: Safarà Editore
Commento:
Josephine e Joseph sono una coppia di sposi che si trasferisce dall'hinterland nel cuore di una città senza nome in cerca di lavoro. Del lavoro di Joseph non si sa nulla fin quasi alla fine dell'opera mentre seguiamo Josephine passare un breve e sinistro colloquio per conquistare quello che agli inizi sembra un banale e noioso lavoro di data-entry. La Persona con l'alito cattivo che le ha fatto il colloquio è anche il suo nuovo capo e l'ufficio di Josephine è una piccola stanza senza finestre all'interno di un anonimo labirinto.
La tristezza dell'ambiente lavorativo si riflette anche nella vita privata degli sposi. Questi vivono in appartementi in sub-affitto, sporchi, pieni dei mobili e degli oggetti di qualcun altro, costretti a dormire anche sul pavimento. La relazione stessa tra Joseph e Josephine è a tratti inquietante; qualche intermezzo di calore affettivo e pochi brevi, quasi sudici, contatti sessuali riempiono quello che altrimenti sembra un rapporto falso, artificiale, quasi come quello di un matrimonio forzato.
Il lavoro di Josephin consiste nell'inserire all'interno di un certo misterioso Database dei codici alfanumerici letti da documenti cartacei, depositati continuamente all'interno del suo piccolo ufficio. Ad un certo punto, stanca della routine del suo impiego e agitata da alcuni comportamenti misteriosi del marito, Josephine inizia ad indagare cercando di capire il significato dei dati che manipola quotidianamente e il funzionamento dell'azienda in cui è impiegata fino ad arrivare ad una rivelazione sconvolgente...
Il romanzo inizia con un intreccio abbastanza lineare seppur l'iniziale colloquio di lavoro di Josephine già introduce alcuni elementi spiazzanti come il totale anonimato dell'uomo, senza volto, caratterizzato soltanto dalla persistente alitosi, e le domande, al confine tra l'assurdo e la violenza psicologica, che vengono poste durante l'intervista. Il deterioramento della psiche di Josephine è parallelo ad una narrazione sempre più allucinata, con uno svolgimento dei fatti via via più difficile da seguire per il lettore. La rivelazione finale che dovrebbe sconvolgere la percezione dell'intera opera, la vera natura e il significato del Database, è abbozzata e rischia di passare quasi sotto traccia, non identificata dal lettore, magari ancora disorientato dall'ennesima drammatica elucubrazione di Josephine.
Complessivamente quindi rimaniamo dubbiosi circa il risultato finale del romanzo che, se può piacere a chi apprezza scenari al confine tra la distopia e l'allucinatorio, rischia di deludere profondamente lettori più avvezzi a forme più tradizionali di narrazione, o semplicemente di non essere compreso del tutto.